La democratura dalla società all’influenza sulla moda

La democratura dalla società all’influenza sulla moda

La democratura è un termine che sembra stato cucito su misura per la situazione geopolitica alla quale assistiamo in questo periodo storico.
Senza scendere in articolati politicismi, ma semplicemente spostando l’occhio sugli effetti che questo
comporta sulla società, ci si accorge delle conseguenze negative che abbia provocato sui comportamenti di tutti i giorni.

Oggi viviamo un tempo desideroso di ideologia, ma privo di contenuti.
Questa voglia di giustizia e al contempo di significati esistenziali si traduce nei comportamenti della società, non sempre coerenti con quello che, almeno nell’apparenza, vorremmo essere.

Dunque apparire bene inizia a diventare più importante di essere.
Se esaminiamo quello che accade anche nell’arte, nella musica e nella moda questo diventa subito evidente;
dai testi di una canzone alla scelta di una modella, si racconta la storia di questo tempo, fatta molto spesso di contraddizioni e marketing.

GLI EFFETTI SULLA MODA
In una società dove si dice tutto e si può avere tutto non è quasi più possibile trovare argomenti per vendere.
Tutto è già stato detto o fatto, la nuova frontiera da raggiungere è quindi la reputazione, che non ha solo un valore morale, ma anche economico e di marketing engagement.
Sfida aperta quindi, per tutti coloro che vogliono vendere i propri prodotti promovendo una causa;
la salvaguardia ambientale del pianeta, la parità di genere e molto altro.

Tutto ciò sarebbe fantastico se dietro a tutta questa pseudo-ideologia marketing ci fosse anche la realtà di un impegno ideologico vero.

Invece, come si legge troppo spesso sui giornali, non è così e
soprattutto questo atteggiamento è sempre più comune.
Il caso Ferragni ha aperto gli occhi su questo meccanismo poco sano, al quale però sono susseguiti altri atteggiamenti tossici, come l’impennata di acquisti delle tute di felpa Ferragni.
Come se leggere queste vicende sul giornale così spesso, rendesse tutto meno grave, come se invece di ascoltare o leggere si guardasse e basta.

Forse si tratta di consapevolezza, informarsi prima di un’acquisto è il dovere morale che ognuno di noi dovrebbe avere per rendere migliore questa società.
Fortunatamente ci sono ancora aziende virtuose che promuovono l’artigianato e la sostenibilità
anche se in modo più silenzioso, più reale.

RAF SIMMONS E LA MODA POP
Molti brand del lusso hanno iniziato a comprendere il punto di vista di Raf Simmons, quando già
qualche anno fa dichiarava che la moda era diventata pop; il che si è poi tradotto in una
massificazione del prodotto in chiave industriale e non più artigianale.
Da un punto di vista marketing, questi brand hanno potuto alzare il prezzo dei loro prodotti
rendendoli ancora più unici, il cui acquirente è generalmente colui che sa leggere il contenuto di quel
prodotto anche senza un’etichetta. Infatti, chi dispone di somme significative da dedicare all’acquisto, opta spesso per il non logo, per differenziarsi in questo modo da una moda di lusso, ma ormai diventata di massa.
I brand che contrariamente hanno promosso un prodotto considerato più “Pop”, hanno intasato una
filiera fatta di artigianalità, non sempre adatta a grandi quantità produttive, con prodotti più comprensibili, ma anche più banali, il cui contenuto molto
spesso si ferma alla rappresentazione del logo.

Un prodotto che probabilmente finirà presto
dimenticato in un armadio e poi nella spazzatura, in quanto non un prodotto fatto per durare, ma con
un prezzo accessibile.

Un prezzo Pseudo-democratico, in quanto si paga molto per qualcosa che spesso non ha un particolare valore creativo.

La responsabilità dell’acquisto quindi, resta dell’acquirente.
Saper comprendere che nonostante il nome di un brand, un prodotto vegano non è detto che sia
100% sostenibile è importante, così come sapere leggere un crittogramma sulle scarpe o
l’etichetta delle composizioni sull’abito.
Sapere che ad esempio la pelle è un materiale che inquina meno rispetto al pvc di un tessuto, dovrebbe far parte della nostra cultura di base. Informarci sul distributore e su come vengono realizzati i capi è un dovere oltre che un diritto.

CONCLUSIONI

Acquistare un prodotto quindi, non è una semplice azione, ma una scelta consapevole con la quale finanziamo un comparto che ospita milioni di lavoratori.

La cultura al consumo dovrebbe essere
promossa e percepita come forma di informazione e non solo di promozione.

Un prodotto di lusso per essere realmente democratico e “pop”dovrebbe essere coerente con la qualità e l’ingegno di questo segmento. Altrimenti meglio l’acquisto sartoriale o acquistare da piccole aziende meno conosciute, ma con un miglior rapporto qualità prezzo.

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